Cicogne

Cicogne

Quando la mamma mi ha messo al mondo pioveva. I bambini buoni sono portati da cicogne bianche, io sono nata in mezzo ad un temporale e le cicogne non volano tra i lampi.  Ho fatto del male alla mia mamma dal momento in cui sono stata partorita. E’ per questo che lei non mi ha voluto, perché sono una cattiva bambina dalla pelle sporca.

All’orfanotrofio le finestre hanno le sbarre. Intorno ai ferri c’è un quadrato di cielo, un ritaglio di azzurro da respirare piano per paura che scappi. Piango per troppa sete, per troppa fame di mamma.

Sono otto anni che sento di notte la sua voce. Lei ha i capelli lunghi, io li ho corti e crespi. Stanotte ho pettinato i capelli della mamma. Ho trovato un nastro rosa e li ho legati. Vorrei legarmi a questo sogno e rimanere attaccata con un nastro a lei, ma il cordone ombelicale è stato tagliato ormai da troppi anni.

I bambini trovano i sorrisi nelle tasche delle suore. Una caramella per un sorriso, ma per me è difficile. Nella chiesa i santi esistono sui dipinti. Hanno aureole gialle e visi sereni. Spesso li tocco per sentirne il calore, ma sono gelidi.

A sera non ho coraggio di chiudere gli occhi, perché so che la mamma mi rinnoverà il suo dolore ed allora piango e faccio la pipì a letto quasi a volermi liquefare e rendermi trasparente alla vita. Eppure ci credo al ramo dell’albero che si riempie di foglie. Ci credo che in qualche posto lontano esiste la terra dei bambini felici.

In un giorno è cambiato tutto.  Le suore mi hanno vestito con un abito pulito e mi hanno detto. “Aspetta… Aspetta, che arriverà qualcuno che ti vorrà bene”. Credevo fosse un’altra bugia e nell’attesa di un so ché, succhiavo il dito dubbiosa, scostante.

Poi li ho visti. Sono arrivati per me una mamma ed un papà nuovi. 

La mamma è rotonda e morbida. Ha il sorriso burroso che sa di tenerezza. La chiamo. Lei si arresta. Ritorna indietro. Non è mai sorda alle mie domande. Sento la sua mano che mi accarezza. Anche al buio la riconosco. Mi tocca i capelli. Mi chiama. La mia mamma morbida odora di buono, di calma.

Il mio papà è alto, porta gli occhiali. Mi dice che così mi vede meglio, più grande e ringrazia il Buon Dio di avermi come figlia. Io non so se sia veramente contento, perché sono una birichina e faccio spesso i capricci. Ho provato a mettermi i suoi occhiali. Io non vedo nulla. Gli adulti sono veramente strani!

Mi hanno accolta nel loro mondo. Hanno aperto le braccia ed io non mi sento più sola. Sono diversi da me. Hanno la pelle chiara, mentre io sono piccola e scura. Sono due genitori che mi vogliono bene ed io non ho più paura. Mi sento protetta. Sto in un posto fatto di carezze e sguardi sinceri. Sto dentro i cuori di un papà ed una mamma che hanno fatto spazio ad una figlia venuta da lontano, perché l’amore è infinito e non ha confini. E li ringrazio di avermi fatto volare dentro la cicogna di latta, perché è da quel giorno che io sono nata.

Vincitrice del primo premio del contest artistico promosso dal Vides veneto per i suoi 20 anni.
Titolo del contest – “Cos’è per te l’accoglienza?”

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