Quando giungo a casa c’è ancora luce. La strada è colorata dal crepuscolo di arancione stanco. Da piccolo pensavo che il sole tramontasse solo a casa mia. A scuola al Maghrib era la patria, letteralmente il luogo dove tramonta il sole. Continuai a lungo nella mia convinzione, perché per me non ci fu più una lezione successiva. Così i miei pensieri si perdono nei caldi colori della luce di un sole sempre più nascosto.

Lucrezia Pollis – CONTEST ACCOGLIENZA

Lucrezia Pollis – CONTEST ACCOGLIENZA

Quando giungo a casa c’è ancora luce. La strada è colorata dal crepuscolo di arancione stanco. Da piccolo pensavo che il sole tramontasse solo a casa mia. A scuola al Maghrib era la patria, letteralmente il luogo dove tramonta il sole. Continuai a lungo nella mia convinzione, perché per me non ci fu più una lezione successiva. Così i miei pensieri si perdono nei caldi colori della luce di un sole sempre più nascosto. Quell’immagine mi  riporta ad  al Matlawi[1]. Lì tutto era caldo, giallo, attivo. Il deserto era ovunque, dentro e fuori le persone. La sabbia rovente metteva fretta, anche se la meta non era precisa, dovevo affrettarmi a raggiungerla. Attraversavo la  pianura sabbiosa passando dall’ombra di una palma all’altra. Quelle palme erano una parvenza di freschezza in un’ardente distesa di sabbia sconfinata. Dopo di quella, c’erano soltanto i sogni. La Tunisia confina con un mare di sogni, spesso infranti.
Quello che non dimentico mai è il giorno in cui realizzai il mio di sogno, quando superai quei confini. Un bagliore rossastro mi accecava, molto più di adesso. Un tramonto carico, che alludeva ad una notte destinata a essere lunga e profondamente oscura. L’ultimo raggio di luce segnò l’inizio di quel maledetto viaggio. Spaventato, mi trovavo stipato in uno scafo diretto alla salvezza, ma per arrivarci dovevo superare l’oscurità. Pregavo Allah che non mi lasciasse mai solo. Avevo freddo, perché non ero abituato a superare una notte senza un fuoco a fianco. Era tutto così buio e spaventoso. Rimpiangevo il calore pungente della mia terra. Lì non mi sentivo mai solo.
In seguito, di quel giorno, non ricordo altro che l’inferno. Un inferno senza fiamme, bagnato, freddo, gelido. Molte persone mi abbandonarono e proprio quando pensavo che non avrei più rivisto la luce, capii che ero salvo. Da quel giorno, però, il tramonto non ha più lo stesso aspetto. Come me è stanco, esausto. Non è rosso, né giallo. Colora di un arancio scarico queste città che nonostante il sole, sono fredde. Adesso comprendo che Al mualim [2] si sbagliava. Ciò che guardo non è la morte del sole, perché il sole tramonta solo nel Maghrib.

Esiste però un’altra fonte luminosa per ritrovare il conforto della terra nativa ed i colori decisi che la animano. Un’altra luce, intensa e calda, che vince queste tenebre disinteressate. Si tratta di persone , unite nell’interesse di aiutare chi come me rischia di perdersi nell’oscurità. Cuori uniti come raggi in un altro sole, quello dell’accoglienza.

Lucrezia Pollis

[1] Città del centro della Tunisia facente parte del governatorato di Gafsa

[2] in arabo: “il maestro”

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