“Non abbiamo paura” di Claudia Vigato

“Non abbiamo paura” di Claudia Vigato

Non hai paura?
È questa la domanda che mi sono sentita rivolgere, dopo aver detto ad una persona che, quello stesso giorno, sarei andata a trovare degli amici che mi avevano invitata ad una festa in occasione della vigilia di Natale. Paura? Vi sembrerà una domanda assurda! Anche a me in quel momento.
Cosa si dovrebbe temere nell’andare a festeggiare durante il pomeriggio a casa di amici? Le condizioni atmosferiche erano buone, nessun rischio si profilava durante il tragitto che avrei dovuto compiere in auto. Che qualche insidia si nascondesse nel menù della festa? Dolci e focacce fatti in casa e qualche bibita zuccherata. Effettivamente, contando l’apporto calorico che si assume durante il periodo natalizio non si poteva credere che il buffet sarebbe stato privo di conseguenze per la linea. Forse poteva non essere buono il cibo? Eh, sì, era una probabilità da considerare, ma tutto sommato non così preoccupante da giustificare quell’espressione a metà tra lo stupore e l’incredulità che aveva colorato il viso del mio interlocutore, nel pronunciare quelle parole:
“Non hai paura?”
Colore appunto. Nel mio racconto, ora, e nei miei pensieri, allora, avevo omesso di considerare subito un dato molto importante: il colore della pelle dei miei amici.
Ecco dove si nascondeva il pericolo. Youssif, Delawar, Mohamed, Chabani e gli altri che vivono nella casa in cui sono stati accolti, non sono bianchi come me (ed io, soprattutto d’inverno lo sono davvero molto, anzi sono proprio un “viso pallido”). Loro hanno un incarnato, come dire… più salutare, ciascuno nella sua diversa sfumatura che va dall’ olivastro sino ad un nero intenso. Ma c’era di più. Quelle persone non parlano nemmeno la mia stessa lingua. O meglio, si stanno impegnando per impararla, studiano quasi ogni giorno con un’educatrice, ma, di fatto, dopo ben quattro mesi, commettono ancora errori. Insomma, no, non si può dire che siano in grado di parlare bene in italiano; senza contare, poi, che alcuni, prima di arrivare in Italia non avevano mai conosciuto cosa significa andare a scuola, prendere una penna in mano, scrivere il proprio nome. Che poi certi parlino due lingue europee (inglese e francese) meglio di molti europei non conta.
Tutto qui? No. Quelle persone hanno anche una cultura diversa fatta di usanze, tradizioni, gesti, modi di dire, che possono risultare molto, davvero molto diversi dai miei, dai nostri.
Non avevo paura?
Ci ho pensato. Ero una sprovveduta? Ho avuto un attimo di stordimento perché all’improvviso apprendevo dell’esistenza di una prospettiva del tutto diversa dalla mia e che non avevo considerato. Paura…
No. Non ne avevo.
Non credere di poter giudicare a priori, questa è accoglienza. Non trincerarsi dietro pregiudizi e luoghi comuni, ma lasciare, almeno per uno spiraglio, aperti il cuore e la mente, per dare la possibilità a chi non conosciamo di mostrarci chi è e di conquistare, se la merita, la nostra fiducia. Accogliere è andare incontro e non contro.
Non abbiamo paura.

Claudia Vigato

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